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Psoriasi e lavoro

La psoriasi può segnare anche la vita lavorativa e condizionare la resa e le relazioni lavorative. In questo articolo analizzeremo alcuni e aspetti della malattia e come può influenzare il lavoro.

Psoriasi e lavoro

È spesso associata a depressione e problemi psicologici che comportano: spossatezza costante, perdita di interesse per l’attività lavorativa, assenza di fame, disturbi del sonno.
Queste condizioni che possono influenzare negativamente la resa lavorativa, le relazioni sociali e lavorative e la qualità della vita in generale.

Spesso per le persone che soffrono di psoriasi manifestano inoltre sintomi dell’artrite psoriasica.
Questa condizione è solitamente associata ad affaticamento cronico e dolori articolari che possono compromettere la ulteriormente la funzione lavorativa di una persona.

Diversi studi hanno dimostrato come le persone soggetta a psoriasi sia discriminate sul posto di lavoro.
Altre, invece, affermano che la loro carriera lavorativa è stata condizionata fortemente dalla psoriasi
Soffrire di una malattia cornica come la psoriasi porta ad assentarsi dal posto di lavoro per sostenere frequenti visite mediche. Inoltre, la psoriasi è dolorosa e quindi può limitare il lavoro di una persona. Questi elementi ledono e fanno aumentare i problemi nei rapporti con colleghi e superiori.

Fattori di rischio

La psoriasi porta a controindicazioni e ad essere inabilitante per alcuni lavori.

I lavori, nei quali una persona soggetta a psoriasi, può avere più problemi sono quelli che possono causare microtraumi. Infatti, su questi possono comparire altre lesioni psoriasiche.

Nuove lesioni si possono creare con uno sfregamento oppure il semplice appoggio su strumenti e macchinari sulla pelle. Questo fattore di rischio si può presentare ad esempio nell’edilizia, in metalmeccanica e cartotecnica. Come è noto il caldo e la sudorazione possono aumentare i sintomi della psoriasi.
Lavorare in mense, cucine o esercitare lavori agricoli all’aperto in stagioni calde può peggiorare la condizione del paziente.

Altri problemi che si possono manifestare sono gli effetti collaterali provocati da dispositivi di protezione (guanti, caschi, scarpe antinfortunistiche). Questi dispositivi creano lesioni sia perché generano sfregamento ma portano anche a problemi di macerazione della cute.

Uno dei fattori di rischio più citati tra quelli che determinano le fasi di recidiva è lo stress e quindi i lavori troppo stressanti non sono indicati per le persone soggette a psoriasi.
Una attenta valutazione del medico competente può consigliare approcci lavorativi meno stressanti in modo da non diventare invalidante.

Anche trasferte lavorative devono essere considerate un fattore di rischio. Possono essere stressanti e la psoriasi può generare cattivi odori determinati da alcuni tipi di lesione stesse e/o da alcune terapie locali.
Il cattivo odore può fortemente condizionare le relazioni sociali nella vita di un malato di psoriasi anche nell’ambito del lavoro quando è a contatto con altri: colleghi, superiori, clienti.

Nel caso di lesioni su parti evidenti, occorre, con il consenso del lavoratore, proporre un incontro informativo con i colleghi per spiegare e sincerarsi sul fatto che non ci troviamo di fronte ad una malattia contagiosa e che non vi è alcun pericolo per la salute altrui.

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Valutazioni e invalidità

Naturalmente occorre conoscere il tipo di psoriasi, la localizzazione delle lesioni e parlare al lavoratore.
Queste informazioni che, molte volte, vengono vissute come vergognose e quindi oggetto di reticenza.

Valutati tutti gli elementi citati, il medico competente può esprimere una valutazione di idoneità magari indicando limitazioni o ragionevoli aggiustamenti per rendere meno penosa la convivenza tra un disturbo cronico e l’attività lavorativa.

In ogni caso, va tenuto presente che la psoriasi è una malattia cronica. Per questo motivo può essere motivo di riconoscimento di invalidità civile. Questo naturalmente dipende dal livello di gravità della malattia e dal grado di inabilità lavorativa che comporta.

 

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